L’insulinoresistenza è una condizione molto comune e diffusa, se non curata e trattata con attenzione può dare origine a patologie ancora più gravi ed ormai ben conosciute, come il diabete mellito di tipo 2 e la sindrome dell’ovaio policistico.
In questo articolo parleremo di cos’è l’insulinoresistenza, dei sintomi di questa condizione e di come comportarsi in sua presenza.
Insulina: cos’è e quale ruolo svolge
L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas coinvolto in più processi all’interno del nostro organismo. Il ruolo principale di questo ormone è quello di regolare la quantità di nutrienti che si muovono all’interno del sangue, principalmente implicato nella gestione del livello degli zuccheri (glucosio), ma anche nel metabolismo di proteine e grassi.
Dopo aver mangiato e digerito un pasto glucidico, il livello di zucchero nel sangue aumenta, come conseguenza il pancreas rilascia l’ insulina, il cui compito è di segnalare alle cellule dei tessuti raggiunti di prelevare il glucosio in circolazione, riportando ad un livello normale lo zucchero nel sangue.
Questo processo è estremamente importante per il benessere dell’organismo, in quanto quantità elevate di glucosio in circolazione possono avere effetti tossici.
Cosa significa soffrire di insulinoresistenza?
Quando l’ insulina raggiunge le cellule per comunicare loro di prelevare il glucosio, le cellule smettono di rispondere. Questo comporta anche una maggior produzione di insulina, che ne fa aumentare notevolmente la quota in circolazione nel sangue, portando all’iperinsulineamia. Ne consegueno dei livelli altissimi sia di zuccheri che di insulina in circolazione nel sangue.
Superata una certa concentrazione di glucosio nei vasi sanguigni (glicemia) si arriva a diagnosticare il diabete di tipo 2.
Sindrome metabolica: di cosa si tratta?
La sindrome metabolica è una condizione in cui coesistono più anomalie del metabolismo che predispongono la persona alla possibilità di sviluppare malattie come il diabete, patologie cardiovascolari ed epatiche.
Se sono presenti almeno tre dei seguenti fattori, si può parlare di sindrome metabolica:
- Pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg
- Trigliceridi ematici superiori a 150 mg/dl
- Glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl (100 mg/dl secondo l’ADA)
- Colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell’uomo o a 50 mg/dl nelle femmine
- Circonferenza addominale superiore a 102 centimetri per i maschi o a 88 centimetri per le femmine
Le cause dell’insulinoresistenza
Tra le cause che possono contribuire alla sviluppo dell’insulinoresistenza troviamo:
- Aumento della quantità di grassi in circolazione nel sangue (colesterolo). I grassi possono infatti influenzare la sensibilità insulinica delle cellule diminuendola.
- Origine ormonale: presenza di quantità eccessive di cortisolo, adrenalina o GH, ormoni antagonisti dell’insulina.
- Alti livelli di fruttosio proveniente da zuccheri aggiunti (non quelli della frutta)
- Sedentarietà. L’attività fisica infatti, promuove l’aumento della sensibilità insulinica delle cellule.
- Microbiota intestinale alterato
- Fattori genetici
I sintomi dell’insulinoresistenza
L’insulinoresitenza non presenta sintomi specifici, ma piuttosto si palesa attraverso quelli delle condizioni sviluppate a causa del mancato utilizzo dell’insulina.
- Sindrome metabolica: comporta un’intolleranza al glucosio, e quindi a livelli di zucchero nel sangue alti.
- Sintomi tipici dell’iperglicemia e del diabete: aumento della sete, della fame, della diuresi e possibile diminuzione del peso.
- Accumulo di grasso addominale
- Ipertensione
- Aumento del colesterolo
- Disturbi cardiovascolari
- Aumento della viscosità del sangue
- Sindrome dell’ovaio policistico
- Ipoglicemia caratterizzata da sudorazione, irritabilità e tremori
Insulino resistenza: come si scopre?
Non esiste un singolo test per diagnosticare la presenza di insulino resistenza, piuttosto vengono generalmente consigliati alcuni esami di laboratorio, tra i quali:
- Glicemia: la misura del glucosio ematico a digiuno e in alcuni casi un test di tolleranza al glucosio.
- Emoglobina glicata: per rilevare la concentrazione media di glucosio nei tre mesi precedenti l’esecuzione del test
- Profilo lipidico: un test per stabilire la misura dei trigliceridi, del colesterolo HDL, LDL e totale nel sangue.
- Insulina: un test che misura i livelli di insulinemia a digiuno.
5 consigli per migliorare la condizione di insulinoresistenza
Alcuni accorgimenti nello stile di vita possono avere effetti davvero positivi sul miglioramento di questa condizione, in alcuni casi possono anche portare ad una regressione.
- Regolare attività fisica; come abbiamo visto, lo sport promuove l’aumento della sensibilità delle cellule all’insulina.
- Dimagrimento; se in sovrappeso o in presenza di tessuto adiposo nella zona viscerale.
- Abolire il fumo.
- Curare l’alimentazione; evitare cibi confezionati ricchi di zuccheri aggiunti e grassi e bevande zuccherate e gassate. Prediligere alimenti a basso indice glicemico.
- Consumare alimenti ricchi di acidi grassi Omega 3 (pesce e semi oleosi) o integrare gli Omega 3, questo per il loro effetto sulla riduzione del livello di trigliceridi nel sangue.
Insulino resistenza: cosa mangiare?
L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nel trattamento e miglioramento della condizione di insulinoresistenza.
La dieta dev’essere povera di grassi saturi (carne rossa e formaggi grassi) e zuccheri semplici (dolci, alcol, bevande zuccherate, snack).
Prediligere grassi monoinsaturi (olio d’oliva, frutta secca, pesce), alimenti ricchi di acidi grassi Omega 3, cereali integrali, frutta e verdura. È consigliato anche il consumo di fibre alimentari, che rallentano l’assorbimento dei carboidrati ed il conseguente picco glicemico.
ATTENZIONE: In caso si soffra della condizione di insulinoresistenza, evitare diete “fai da te” e affidarsi alle cure e ai consigli di un nutrizionista/dietista specializzato.
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Disclaimer
Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantire un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante.
Tutti i claims associati ai nostri prodotti sono ricavati da:
– DM 10 Agosto 2018 Preparati Vegetali
– Regolamento UE n. 432_2012 della Commissione
– Regolamento CE n. 1924_2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio